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Gente Comune
Filippo Berta
Inaugurazione 14.09.2021 ore 18.00
15.09 - 20.10.2021
testi critici di Giorgia Calò e Raffaella Frascarelli
PROMETEO GALLERY Ida Pisani
Via G. Ventura 6, 20134 Milano
Il 14 settembre 2021, nella sede di Prometeo Gallery Ida Pisani in via Ventura 6, Milano, si apre Gente comune, mostra personale di Filippo Berta (Treviglio, 1977) che concentra la sua ricerca su come tensioni sociali ed individuali possano produrre diverse forme di confini e dualismi. Pertanto l’artista non poteva esimersi dall’interrogarsi sul fenomeno dei muri fisici -cifra geopolitica del XXI secolo-, uno spettro che si è potenziato a distanza di trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, fino a contare nel mondo altre 70 linee di demarcazione invalicabili.
Vincitore con il progetto ONE BY ONE (curato da Giorgio Calò e Francesca Ceccherini) della V edizione/2019 dell’Italian Council, programma di promozione internazionale dell'arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e in partnership con Nomas Foundation, Sapienza Università di Roma e Tools for Culture, Filippo Berta esporrà negli spazi di Prometeo Gallery le ultime fasi esecutive di una ricerca iniziata nel 2016 in area balcanica.
“Il titolo di questa mostra, che prende le mosse dal progetto ONE BY ONE -scrive Giorgia Calò nel suo testo- è Gente comune. Un titolo tanto semplice quanto esplicativo poiché tutto il lavoro di Filippo parla “solo” ed esclusivamente di persone, ponendo l’uomo in una condizione di relazione con se stesso e con la società di cui fa parte”.
Partendo dal dato sorprendente che a oltre trent’anni dalla caduta del muro di Berlino le divisioni costruite dall’uomo per confinare i popoli si sono esponenzialmente moltiplicate, fino ad arrivare a oltre 70 nel mondo, l’artista, tra il 2019 e il 2020, ha attraversato l’Europa orientale (Ungheria, Serbia, Slovenia, Croazia, Turchia, Macedonia del Nord, Grecia, Bulgaria), per arrivare in America (Stati Uniti e Messico), e infine in Asia (Corea del Sud), realizzando riprese video e azioni partecipative con il coinvolgimento degli abitanti delle aree di frontiera, chiedendo loro di contare ad alta voce, e nella propria lingua di appartenenza, le spine che costituiscono i fili di recinzione. Un’azione rituale che si realizza attraverso la gestualità delle mani nell’atto di indicare ogni singola spina e il suono della voce che recita il conteggio come in un’intima preghiera. L’azione, replicata su otto confini di stato in cui centinaia di chilometri di muri interrompono la terra, denuncia la ricerca di un risultato impossibile: l’incapacità di intravedere una fine, un conteggio utopico ripetuto all’infinito che si dilata tra spazio e tempo, tra passato e futuro, non lasciando presagire la fine di questo fenomeno.
“Sfidando gli ulteriori isolamenti imposti dalla pandemia globale, -scrive Raffaella Frascarelli- dal 2019 l'artista ha trascorso quasi due anni viaggiando attraverso paesaggi umani e naturali nei quali il linguaggio dell'arte ha saputo risvegliare l'agency individuale e collettiva, coinvolgendo la gente comune in una performance che neutralizza i confini geopolitici dissolvendoli poeticamente in modo simbolico”.
In mostra, oltre alle opere fotografiche realizzate negli ultimi due anni, alcuni disegni e una sala dedicata al video in cui, alle immagini di quei luoghi di confine, si sovrappongono in un crescendo le voci -e le diverse lingue- della gente comune che abita quelle situazioni.
Infine Filippo Berta costruisce una scultura che si formalizza nel simbolo dell’infinito realizzata attraverso concertina, il filo spinato di produzione industriale composto da spine trapezoidali ed estremamente taglienti che l’artista ha ritrovato come una trama lineare su ogni confine che ha raggiunto nel corso della sua produzione.
Filippo Berta nasce a Treviglio nel 1977. Nel 2015 ha vinto il Premio Fondazione MIA di Bergamo; nel 2014 il Premio Maretti, La Habana (Cuba) ed è stato finalista al Talent Prize di Roma. Nel 2008 è stato tra i vincitori del Premio Internazionale della Performance, Galleria Civica di Trento. Ha esposto al Museo MADRE di Napoli, MSU-Museo Arte Contemporanea di Zagabria, Museion di Bolzano, MART - Galleria Civica di Trento, Jonkopings Lans Museum, Staedtischegalerie di Brema, State Museum of Contemporary Art di Salonicco, Museo di Pori, Victoria Art Center di Bucarest, Center for Cultural Decontamination, CZKD, Belgrado, Matadero Centro Creativo Contemporaneo a Madrid, MAO-Museo dell’Architettura e del Design della Slovenia. Ha partecipato alla Biennale di Salonicco (2013; 2017), alla Biennale di Curitiba (2017), alla Biennale di Praga (2011) e alla Biennale di Mosca - Young Art (2012). Ha preso parte a residenze per artisti, tra cui Fondazione Ratti di Como e Fondazione Spinola Banna di Poirino. Ha preso parte a festival quali: Festival Internazionale di Sarajevo (2014, 30a edizione), International Konst Film (2013, Svezia), Corpus 3 (2012, Napoli), Romaeuropa Festival (2012, Roma), Tulca- After the fall (2011, Galway, IR), European Performance Art Festival (2011, Varsavia, PL). Alcune opere del ciclo ONE BY ONE sono entrate a far parte della collezione della GAMeC di Bergamo.