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El canto se hizo grito (Il canto si è fatto grido)
Regina José Galindo
Inaugurazione con performance il 22.06.2021 ore 18.30
22.06 - 30.07.2021
testi critici di Rischa Paterlini e Lutz Henke
PROMETEO GALLERY Ida Pisani
Via G. Ventura 6 - Via Massimiano - Milano
Il 22 giugno 2021, nella seconda sede di Prometeo Gallery Ida Pisani (in via Ventura 6, Milano), inaugura El canto se hizo grito (Il canto si è fatto grido), l’atteso solo show di Regina Josè Galindo, con opere iconiche dell’artista guatemalteca accostate a diversi inediti. Ad aprire l’evento sarà una performance da cui prende il titolo l’intera rassegna e che intende richiamare l’attenzione sulla violenza e i femminicidi in Italia e nel mondo.
Regina José Galindo è nata nel 1974 in Guatemala, Paese dove ancora oggi vive e lavora, concentrandosi sui problemi politici e sociali in cui focalizza la sua ricerca come artista. A partire dal caso emblematico del Guatemala, l’artista indaga tematiche universali, come le implicazioni etiche dell'ingiustizia sociale e delle discriminazioni legate alla razza, al genere e ad altri abusi, inerenti alle relazioni di potere che operano nella società.
“Credo nella potenzialità dell’Arte – dichiara l’artista – di generare dialoghi tra le persone, credo nella sua capacità di comunicare, di rompere l'ordine precostituito e di porre domande. Penso che l'Arte sia uno spazio libero, uno dei pochi che rimane. Ho scoperto le potenzialità artistiche del corpo negli anni '90 in Guatemala, e da allora è stato ed è tuttora il mio più grande campo di indagine”.
Artista performativa e poetessa, Galindo lavora oltre i limiti di se stessa, ricreando e rappresentando in modo radicale atti violenti e dando voce alle vittime di tali crimini, in modo da instillare negli spettatori un sentimento di disagio, facendo loro percepire la situazione dal punto di vista della vittima, per generare empatia e far sviluppare un pensiero critico.
La rassegna attuale, che l’artista ha deciso di proporre nei nuovi spazi della Galleria Prometeo di Ida Pisani a Milano – con cui collabora da oltre quindici anni –, mette a fuoco, nell’iride cupa dei soprusi umani, i toni della violenza contro le donne, dai contorni ancora troppo opachi.
“La violenza di genere – scrive Rischa Paterlini nel suo testo – non è da collegare solo ad un ambiente povero ed emarginato, ma dobbiamo considerarlo come fenomeno trasversale che non conosce differenza di estrazione sociale, razza, religione o età e che ha origini lontane”.
“Per una ragione o per un’altra – prosegue Regina José Galindo – nel corso della storia, diverse culture hanno reagito collettivamente, in modo arbitrario e accusatorio, dinanzi agli altri individui, di solito per timore. Per paura, sono stati repressi, attaccati, puniti e persino uccisi, presunti colpevoli. Durante l’inquisizione, la caccia alle streghe è stato un fenomeno in Europa centrale che ha perseguitato le donne con false accuse; un semplice dubbio era già motivo di condanna”.
A soli trent’anni, Galindo si è aggiudicata il Leone d’Oro come “Miglior Giovane Artista” alla Biennale di Venezia, cui, successivamente, ha partecipato in altre tre occasioni, oltre a Documenta/Kassel, Biennale di Sidney, Biennale di Mosca. Il suo lavoro è presente nelle più importanti collezioni pubbliche del mondo, come quelle del MoMA di New York, della Tate di Londra, del Centre Pompidou di Parigi, o del Castello di Rivoli di Torino, per citarne solo alcune. All’inizio del 2021 ha vinto il “Robert Rauschenberg Award” ed è stata selezionata da Marina Abramovic per il progetto We Present.