Ruben Montini
Ruben Montini, Oristano, 1986
Vive e lavora a Torino.
Performance dopo performance, il corpo di Ruben Montini tende sempre di più a diventare un simulacro di segni e tracce di ciò che le persone LGBTQI+ soffrono ancora oggi all'interno della società contemporanea. Parallelamente alle sue azioni e alle sue opere tessili, Montini ha iniziato a produrre alcuni progetti collettivi in cui coinvolge il pubblico nella realizzazione di monumenti temporanei e di rituali che diventano memoriali effimeri per la minoranza della sua comunità.
A proposito del lavoro di Ruben Montini, il filosofo italiano Lorenzo Bernini scrive: “L’opera di Ruben Montini è politica anche quando è intima. O meglio è politica perché intima: uomo gay erede del femminismo, Montini guarda all!universale partendo da sé, protesta contro il male del mondo ancorandolo alle sue personali esperienze di ingiustizia. Muove dal suo corpo, al suo corpo fa ritorno, ben poco lascia all’astrazione”.
Così argomenta Eugenio Viola: “La ricerca di Ruben Montini si è sviluppata coerentemente, negli ultimi quindici anni, concentrandosi su tematiche scomode ma più che mai urgenti ed attuali, conducendo un attacco frontale agli stereotipi eteronormativi legati al sesso, all'orientamento sessuale e alle cosiddette "identità di genere”, attraverso un ricorso, privilegiato, al medium performativo.
(...) Montini attraverso l'ostensione del proprio corpo nudo, esibito, tatuato,
mortificato, a volte tagliato, sanguinante, glorificato, sempre vissuto, ha messo in scena la propria Passione, il proprio laico martirio. Una Via Crucis costellata di azioni che nel loro complesso restituiscono la topografia di un corpo imperfetto, di un Ecce Homo finalmente desacralizzato, su cui l’artista ha iscritto i Traumi, il Dolore e la Sofferenza che il Corpo Sociale infligge a chi è “Diverso”, trasformandolo nella parte fondante del proprio lavoro, quasi in una parte imprescindibile del proprio destino. (..) Nel corpus di opere di Montini, il corpo dell’artista si alterna alle tracce residuali che ne celebrano l’assenza, disseminandosi nello spazio dell’opera. Un lungo percorso introspettivo e a tratti auto-analitico, che si apre ad uno spregiudicato eclettismo inter-mediale: performance, e fotografia e video, talvolta unite alle tracce residuali dell’azione stessa, ma anche pittura, disegno, installazione, ricamo. Nel versatile vocabolario plastico di Montini, il ricamo ha sempre occupato un posto centrale. L’artista si appropria di un’attività generalmente considerata muliebre e relegata alle cosiddette “arti minori”, per trasformarlo in uno strumento che celebra, in maniera ironica e polemica, come spesso nel suo lavoro, la sovversione degli schemi socialmente accettati. (...) Montini ha sempre utilizzato il proprio corpo, trasformandolo in un carnaio di segni (Baudrillard), su cui sperimentare azioni talora cruente alternate a momenti addirittura intimi, privati.”
Il suo lavoro è stato esposto in diverse istituzioni nazionali e internazionali: Museo Bagatti Valsecchi, Milano, IT; Salòn Silicòn, Ciudad de Mèxico, MX; Penn University, Philadelphia, PA; tranzit.ro/Cluj, Cluj- Napoca, RO; <rotor> centre for contemporary art, Graz, AT; Rīgas mākslas telpa, Riga, LV; DumBO, Bologna, IT; NOMUS, The New Art Museum, Danzica, GD; Gallerie delle Prigioni, Treviso, IT; Kunsthalle Bratislava, SK; Casino Luxembourg Forum d’art contemporain, LU; GAMeC, Bergamo, IT; FdG Projects, Bruxelles, BE; CRUCE Arte y Pensamiento, Madrid, ES; Museum Arnhem, NL; Villa Adriana, Tivoli, IT; Aleš South- Bohemian Gallery, Hluboká nad Vltavou, CZ; Prometeogallery di Ida Pisani, Milano, IT; Fondazione MACC, Calasetta, IT; Dům umění města Brna, Brno, CZ; MKC, Spalato, HR; MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro, IT; Museum Europäischer Kulturen, Berlino, DE; Museum for Contemporary Art Ujazdowski Castle, Varsavia, PL; Centre of Contemporary Art, Torùn, PL; Museo Ettore Fico, Torino, IT; Oratoire du Louvre, Parigi, FR; Castello di Rivoli, Torino, IT.