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Trinidad
Mao Tongqiang
PROMETEOGALLERY di Ida Pisani è lieta di presentare presso lo spazio Cruce di Madrid "Trinidad" la prima mostra in Spagna dell'artista cinese Mao Tongqiang
Curata da Ada Naval
Inaugurazione:
26.2.2019 dalle 18.30
26.02 - 5.03.2019
Calle Doctor Fourquet | Espacio Cruce
28012 - Madrid
Il lavoro di Mao Tongqiang (1960) è già in se un oggetto ricco di semantica concettuale. L’opera di Mao si evolve lungo la via dell’arte concettuale cinese – di cui è il maggiore esponente- e del ready-made duchampiano. La sua opera, suoi oggetti, a parole di Ai Weiei, possiedono un significato simbolico aldilà del fatto e costituiscono un pezzo di storia. Questi oggetti non sono un orinatoio a cui si concede una condizione artistica, ma oggetti abbandonati che ricordano quello che un giorno c’era. Mao Tongquiang si appella al significato teoretico delle cose e intorno alla sua opera si crea una certa atmosfera epica, un epos tragico della storia cinese.
“Trinidad”, la prima mostra individuale dell’artista in Spagna a cura di Ada Naval, crea un percorso per il filo che separa la creazione e la perdida d’identità. Questa identità è trattata come simbolo, come un nuovo ready-made che adesso si rivolge direttamente al essere umano, allo spetattore. A partire da tre concetti chiave nell’opera dell’artista: religione-spirito, corpo-territorio ed essere umano-vita, si sviluppa la problematica di una identità collettiva che, nell’intimità assoluta, colpisce quella individuale.
In Scriptures (2018) si affronta il problema del cristianesimo che arriva in Cina nel momento di apertura dei mercati capitalisti. Una nuova religione che già non nascondeva i suoi dogmi per coincidere con il comunismo di Mao e lasciava indientro la bandiera dell’uguaglianza sociale per scavare nelle differenze di classe. I diversi tipi di carte, le coste/le copertine o la grafia delle Bibbie parlano di questo. Mentre cresceva la consapevolezza di appartenere a una classe, si scatenava la perdita d’identificazione religiosa per credere nella religione facile. Allora, che Dio pregare? Qual è il territorio che rimane? Perché se il territorio è il luogo che abbiamo, è anche il luogo a cui apparteniamo. Archives (2018) esibisce documenti originali (sentenze e multe) generati dalla “Campagna di Rettificazione” (1949-1979), questi documenti ricordano oggi giorno i luoghi che queste persone occuparono, il loro proprio territorio, i loro visi (Acuarelas, 2018), le loro vite e la loro morte. Dopotutto, cosa rimane? che territorio occupa la memoria?
Questa perdita individuale “dell’essere esistito”, è trattata dal piano collettivo, quindi non è solo un’uomo che scompare, ma sono tutti. Questo è ciò che racconta The Order (2015); in questo lavoro Mao evoca una nuova Piazza di Tienanmen senza il Rivoltoso Sconosciuto, che invita a ripensare non solo al più ovvio utilizzo publico o privato delle armi, ma anche a come gli spari, i cui proiettili possono perforare la nostra immagine. Il simbolo che avevano le bibbie e gli archivi, è ora la nostra propria immagine la cui riflessione costituisce la nostra identità piú relativa. Questo riverbero, il simbolo che in The Order si manifesta come nostro, nasce dai proiettili, e ci rammenta che gli spari possono soltanto traspassare quello che esiste. Non si possono uccidere i morti, sì possono dimenticare.
La perdita è l’ultimo elemento della nostra identità e se nella perdita nasce una nuova identità, allora una nuova idendità e anche una nuova ricerca. Cosa c’è allora dopo la perdita?