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THE ARCHIVE
Zbynek Baladràn, Eva Stefani e Stefanos Tsivopoulos
8 Maggio – 20 Giugno 2008
Opening: 8 Maggio 2008, ore 19.00
Prometeogallery di Ida Pisani, Via Ventura 3, Milano
A cura di Marco Scotini
Sotto il titolo comune The Archive, giovedì 8 maggio la Prometeogallery di Ida Pisani inaugura la triplice personale dell’artista ceco Zbynĕk Baladrán (1973) e dei greci Eva Stefani (1964) e Stefanos Tsivopoulos (1973), questi ultimi presentati in Italia per la prima volta in questa occasione. Tutti autori di video, gli artisti selezionati sono accomunati nella loro ricerca dalla messa in scena dello scarto tra realtà e finzione, tra memoria e sua riattivazione.
Attenti indagatori della realtà, Baladrán, Stefani e Tsivopoulos conducono una ricerca sul duplice livello dei fatti della storia e delle immagini delegate a rappresentarli. Le procedure di registrazione, i meccanismi narrativi di costruzione della storia e il rischio di strumentalizzazione delle immagini sono messi alla prova dai lavori di questi tre artisti. Esploratori della realtà e archivisti del passato, Baladrán, Stefani e Tsivopoulos registrano i passaggi del tempo e decostruiscono la pretesa ideologica di filmare la vita “così come è” o “come era”, aprendo ad una molteplicità di esercizi di interpretazione individuale.
Il titolo The Archive scelto da Marco Scotini per questa occasione intende fare riferimento non tanto al metodo di lavoro di questi autori quanto ai depositi documentari a cui attingono, agli archivi multipli che vanno a scovare per poi ri-filmare, alle immagini ritrovate e rimontate, fuori dal loro contesto originario. Found footage di varia provenienza è all’origine di tutti i lavori in mostra, pur nelle diverse strategie perseguite dagli autori e pur nei diversi campi d’azione su cui ciascun artista si muove. Comune a questi lavori è far saltare le coordinate del presente e interrogare la memoria.
Zbynĕk Baladrán fa del cinema a partire dal cinema. Il suo intento è quello di interrogare i film di propaganda ufficiale della televisione cecoslovacca di Stato non tanto per ciò che documentano ma per le procedure di registrazione e i modi della percezione. Per mezzo di una “archeologia non invasiva” ogni video di Baladrán è un precipitato di fotografie, bobine amatoriali, vecchi reportage, cinegiornali che aspirano alla forma del documentario partendo da un montaggio arbitrario e da un ordine associativo soggettivo.
“Documentary fiction” chiama Stefanos Tsivopoulos la propria strategia artistica che cerca di porre a confronto la ripresa della realtà con i codici delle pratiche cinematografiche e le retoriche narrative modello fictional. Remake, il film che qui si presenta dopo aver partecipato alla 1ª Biennale di Atene, impiega materiale d’archivio della propaganda della dittatura dei Colonnelli della fine degli anni ’60 e dei primi anni della Televisione di Stato Greca. Anche le apparecchiature tecnologiche del periodo vengono filmate insieme alla rimessa in scena di un set fittizio che documenta gli studios televisivi di allora.
Il carattere documentario e realista dei video di Eva Stefani sulla realtà sociale e ordinaria della Grecia attuale lascia il posto in Acropolis (2007) al montaggio di found footage di varia estrazione. Interamente realizzato con cut-and-paste di vecchi film pornografici girati in super 8 e di pellicole private trovate al mercato delle pulci, Acropolis si interroga sulla memoria collettiva e l’identità nazionale. Con una ilarità di matrice surrealista il video associa il corpo monumentale dell’Acropoli al corpo femminile in un gioco di rimandi tra saccheggio culturale, espropriazione morale, pornografia e storia.