Artissima
REGINA JOSÉ GALINDO
Aparición (Apparizione), 2020
Stampa lambda su d-bond 130 x 90 cm
Ed. 5 + 2 AP
Museum Island, Berlin, Germania Produzione e fotografie di Lutz Henke
Ogni 3 giorni 1 donna viene assassinata dal suo partner o ex-partner in Germania. Aparición richiama l’attenzione su questa realtà terribile mediante l’installazione di vari monumenti temporanei nell’Isola dei Musei di Berlino. L’opera ricorda le donne assassinate, ogni 3 giorni, con l’apparizione di una scultura vivente. È iniziata il 25 novembre (2020) e proseguita per tutto dicembre 2020.
El canto se hizo grito, 2021
Stampa lambda su d-bond 135 x 90 cm
Ed. 5 + 2 AP
Prometeo Gallery, Milano
La performance realizzata il 22 giugno 2021 nei pressi di Prometeo Gallery ha coinvolto 30 donne, tra cui l’artista, velate ed immobili come sculture viventi, un omaggio alle vittime id femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno alla data della performance. Tra le performer anche dieci soprano, che hanno intonato in loop un’aria da La Bohème di Giacomo Puccini “Quando m’en vo’”, simbolo di libertà ed emancipazione femminile.
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ZEHRA DOĞAN
Untitled, 2021
Tecnica mista su tela e giornali (Serxwebûn / Indipendenza) 159 x 155 cm
Newspaper archive n°1, 2021
Tecnica mista su tela e giornali (Ortadoğu/ Medio Oriente) 174 x 155 cm
“Il giornale assorbe i colori e i materiali stampati raccontano storie antiche e vere.
La stampa curda è sempre stata l'archivio di una storia dolorosa. E oggi tutti possono leggere -nella pila dei vecchi giornali- storie di sofferenze, più raramente di momenti gioiosi. Io sono anche giornalista. Ho usato spesso il giornale per necessità, ma lo faccio anche scegliendo appositamente riproduzioni d'archivio. Si tratta di stampa curda –quasi priva di immagini– sulle cui parole io deposito le mie immagini. Queste parole raccontano anche la storia della Prigione n° 5 dove sono stata detenuta. Raccontano dell'orrore del suo recente passato, mescolato alle mie stesse impressioni.
Un archivio stampa, come una tavolozza, un quaderno di disegni.” (Zehra Doğan)
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SANTIAGO SIERRA
A worker’s arm passing through the ceiling of an art space from a dwelling, 2004 Fotografia in bianco e nero, stampa lambda su d-bond, 192 x 152 cm
Disponibile edizione 4/6
Mexico City, Mexico
Il punto di partenza è la questione della definizione del ruolo culturale dell’architettura. Questo ruolo culturale ha una duplice dimensione spaziale e temporale - la prima legata alla sua capacità di emergere come elemento intermedio significativo, mentre la seconda è legata alla sua durata. Quest’azione di Santiago prevedeva che due operai, non identificati, inserissero a turno il loro braccio destro in un foro ricavato sulla parete di una galleria d’arte. È evidente, in questa fotografia l’espressione del divario sociale attraverso l'estensione di un corpo in una sovrapposizione spaziale. Sfruttando le adiacenze del contesto, Sierra ha letteralmente collegato lo spazio dell'arte con quello della vita quotidiana, rendendo il visitatore uno spettatore più o meno volontario della dimora di quell'uomo a cui appartiene la mano appesa nella galleria. Questa fotografia (peraltro copertina di un importante testo) agisce nel tempo quotidiano degli operai, nell'atemporalità delle istituzioni e nell'immediatezza dell’installazione. La sua potenza estetica risiede in parte proprio nella sua diversa iscrizione in quadri temporali potenzialmente contraddittori e ci induce a riflettere sulla distanza tra un’istituzione e la sua architettura, per provare a riconsiderare anche il ruolo critico dell’architettura in quanto espressione di forze socio-storiche intangibili.
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FILIPPO BERTA
One by One, 2021
One Channel Video, 10 min
Partendo dal dato sorprendente che a oltre trent’anni dalla caduta del muro di Berlino le divisioni costruite dall’uomo per confinare i popoli si sono esponenzialmente moltiplicate, fino ad arrivare a oltre 70 nel mondo, l’artista, tra il 2019 e il 2020, ha attraversato l’Europa orientale (Ungheria, Serbia, Slovenia, Croazia, Turchia, Macedonia del Nord, Grecia, Bulgaria), per arrivare in America (Stati Uniti e Messico), e infine in Asia (Corea del Sud), realizzando riprese video e azioni partecipative con il coinvolgimento degli abitanti delle aree di frontiera, chiedendo loro di contare ad alta voce, e nella propria lingua di appartenenza, le spine che costituiscono i fili di recinzione. Un’azione rituale che si realizza attraverso la gestualità delle mani nell’atto di indicare ogni singola spina e il suono della voce che recita il conteggio come in un’intima preghiera. L’azione, replicata su otto confini di stato in cui centinaia di chilometri di muri interrompono la terra, denuncia la ricerca di un risultato impossibile: l’incapacità di intravedere una fine, un conteggio utopico ripetuto all’infinito che si dilata tra spazio e tempo, tra passato e futuro, non lasciando presagire la fine di questo fenomeno.
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FABRIZIO COTOGNINI
Belisario, 2020
Pantone, inchiostro, biacca, acquerello, matita, Mylar su stampa originale del XVIII secolo
75x85 cm
Nonostante il suo notevole contributo alla difesa dell’Impero Romano, il generale Belisario cadde più volte in disgrazia per l'imperatore: accusato di tradimento, venne però ogni volta riabilitato. Secondo una leggenda che prese vigore nel Medioevo, Giustiniano avrebbe ordinato di accecarlo riducendolo ad un mendicante e lo avrebbe condannato a chiedere l'elemosina per le vie di Costantinopoli.
Divenne dunque di uso comune rievocare il nome di Belisario per ricordare (e condannare) l'ingratitudine mostrata da alcuni sovrani nei confronti dei loro servitori. Questa icona temporale già nell’epoca Napoleonica, rappresentava quello che si può definire parte delle opere che rappresentano la serie dei Memento Mori, dei Sic Transit Gloria Mundi, dove la gloria umana sfugge, portando anche uno dei più grandi generali della storia a chiedere una moneta, raccolta nel simbolo della potenza, il suo glorioso elmo da generale romano.
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IVA LULASHI
Conosci Greta?, 2020
Olio su tela
40 x 50 cm
La vostra assenza sarà nuda, 2021
Olio su tela
100 x 120 cm
Sinossi, 2021
Olio su tela
80 x 100 cm
Le opere di Iva Lulashi ad Artissima, Torino, fanno parte del ciclo esposto di recente nella sua personale Libere e Desideranti all’Oratorio dei Disciplinati di Santa Caterina a Coniglia, una delle Cinque Terre.
I corpi rappresentati sono sempre corpi altrui, perché un corpo è per Iva Lulashi solo un corpo in mezzo ad altri corpi, proprio come la natura in cui si fondono. Nell’unione dei corpi, umani e atmosferici, risiede il significato intimo della sensualità e dell’erotismo. L’attimo che viene fermato sulla tela è sempre quello sospeso. Non vuole, Iva Lulashi, trasmettere messaggi diretti, preferisce che la narrazione resti piuttosto vaga. Questo le permette di vedere la reazione dello spettatore e capire le sue preferenze. Perché dietro c’è sempre un motivo personale, un ricordo che magari non ha una forma, ma che l’immagine fa riemergere involontariamente.
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EDSON LULI
Appearing words…, 2021
LED sign, 20 x 100 x 5 cm
Appearing words… è un'affermazione verbale che abolisce il livello di descrizione quando l'opera d'arte diventa una definizione verbale anticipandola e descrivendo il processo reale che l'opera d'arte sta attraversando.
Questo processo allenta il dominio dell'essere umano vivente da generalizzazioni, concettualizzazioni, definizioni verbali e invece si dà costante attenzione alla reale esperienza sensoriale, alla singolarità, alla contestualità, alla relazionalità e al flusso della temporalità dell'opera d'arte e del luogo.
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RUBEN MONTINI
L’inizio - non è pur sempre l’inizio della fine? 2019
Ricamo su broccato sardo
160 x 100 cm
L’opera di Ruben Montini è politica anche quando è intima. O meglio è politica perché intima: uomo gay erede del femminismo, Montini guarda all’universale partendo da sé, protesta contro il male del mondo ancorandolo alle sue personali esperienze di ingiustizia. Muove dal suo corpo, al suo corpo fa ritorno, ben poco lascia all’astrazione.
E la sua arte non si limita alla denuncia: ha il coraggio dell’affermazione. Montini è italiano, o meglio sardo che non è la stessa cosa, e la Sardegna, l’Italia, l’Europa, nella contingenza degli eventi che attraversano, sono sempre presenti in ciò che fa. Formatosi a Venezia e Manchester per concludere gli studi a Londra, l’artista ha trascorso anni a Parigi e a Berlino, per poi scegliere di tornare in Italia: appartiene a quella generazione poliglotta per cui l’Unione europea significa convivenza pacifica tra diversi, tutela delle minoranze, speranza di progresso verso il meglio.
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GIUSEPPE STAMPONE
Lampedusa, 2021
Penna BIC su tavola preparata, 29,5 x 35,5 cm
New time, 2021
Penna BIC su tavola preparata, 29,5 x 35,5 cm
La produzione artistica di Giuseppe Stampone spazia dalle installazioni multimediali ai disegni realizzati con la penna Bic, tecnica comune a molti dei suoi progetti.
In un momento di crescente sorveglianza pubblica, la sua arte è sfacciatamente una potente forma di protesta politica. Si sforza continuamente di introdurre un'agenda socio-politica alternativa attraverso le sue opere d'arte e gli interventi basati sulla comunità. Il suo approccio è ricco di sfumature e metodico, e invita il pubblico a meditare su questioni fondamentali come l'immigrazione, l'acqua e la guerra, fino ai disastri e i conflitti naturali e causati dall'uomo che sembrano moltiplicarsi oggi.